mercoledì 19 dicembre 2012

La metafisica degli imbecilli


L’obbligo di essere tutti “buoni”, “onesti” e “uguali” genera schiavi o mostri
di Giuseppe Gorlani - 18/12/2012
Fonte: Arianna Editrice

Scandalizzarsi perché un movimento nasce e cresce supportato dal carisma di una persona significa aver ormai chiuso gli occhi sulla realtà umana che è irrimediabilmente gerarchica.
Massimo Fini definisce giustamente “amebe” le persone che alla trasmissione “Porta a Porta” fingono di scandalizzarsi ed indignarsi per il modo antidemocratico ed autoritario con cui Beppe Grillo conduce il suo movimento. Quale spettacolo desolante di ipocrisia e pochezza intellettuale ci si para d’innanzi quando ci azzardiamo ad osservare la realtà sociale nella quale siamo immersi attraverso la lente dei media!

Tentare di portare sul piano contingente il principio metafisico dell’identità essenziale di tutti gli esseri equivale a cadere in quella che gli antichi indiani chiamavano “anadhikari vedanta”, “la metafisica degli imbecilli”. A mò di esempio Alain Daniélou scrive nel volume autobiografico “La Via del Labirinto”: «“Davanti a Dio, tutti gli esseri sono uguali. Per cui, mia madre, mia moglie e mia figlia sono uguali. Posso fare l’amore con tutte e tre”. Le teorie sociali occidentali mi sembra siano troppo spesso a questo livello. Non esiste giustizia sociale che non sia basata sul riconoscimento dell’ineguaglianza degli individui e della diversità dei loro ruoli».
Che la democrazia sia un’impossibilità bella e buona o una forma di violenza dietro la quale si cela in ogni caso il governo di pochi l’avevano già capito alcuni ateniesi un po’ più intelligenti degli altri; nel IV sec. a.C., infatti, comparve lo scritto “Athenaion Politéia” in cui si stigmatizza, con argomenti straordinariamente attuali, la democrazia vista alla stregua di un sistema che sancisce il governo dei peggiori o di un’astrazione atta a legittimare l’uso sistematico della menzogna: che novantasette persone contro tre asseriscano l’inesistenza di un albero dietro a un muro non altera minimamente la verità dell’esistenza dell’albero.
Perciò, almeno per quanto mi riguarda, ben vengano il carisma o l’autorevolezza, purché basati su autentiche qualità. Persino Don Juan, il celebre maestro Yaqui di cui parla Castaneda nelle sue opere, asserisce: «La realizzazione di qualsiasi meta si fonda sul potere personale» (citaz. a memoria); come a dire che quanto risulta impossibile ad uno, risulterà possibile ad un altro.
In proposito non valgono regole rigide e nulla va dato per scontato. Del resto, un uomo o una donna a cui venga sottratta la possibilità di esercitare qualsiasi forma di autorità, supremazia o responsabilità, si riduce a mero fantasma. Ogni uomo, ogni donna “normali” potrebbero e dovrebbero essere come re o regine nel loro ambito di competenza. Il celebre scrittore inglese D. H. Lawrence diceva che anche dal più umile pastore della Sardegna traspariva una dignità superiore a quella dei duchi di Windsor.
Oggi, invece, il moltiplicarsi di norme, decreti, leggi e leggine insensate rimpicciolisce viepiù la statura spirituale dell’uomo, trasformandolo in uno schiavo che deve chiedere il permesso per ogni cosa, tranne che per consumare, alimentando l’ideologia capitalistica. Naturalmente tale castrazione viene perpetrata in nome della “democrazia”, della “civiltà”, del “progresso”, dei “diritti”, dell’“uguaglianza”, del “benessere” e ciò basta ad indurre i lobotomizzati dall’aggressione massiccia dei media e della tecnologia ad accettare la schiavitù, scambiandola per un “bene”, anzi, per l’unico e massimo bene.
Un esempio paradigmatico ci viene dalle recenti leggi del ministro Michela Brambilla sull’obbligo di soccorrere gli animali investiti. È forse qui il caso di notare, tra parentesi, come simili sproloqui attingano a quel coacervo di idee pseudo-spirituali, oggi assai in auge, sostituitesi alla religiosità tradizionale ormai quasi del tutto svuotata del potere di orientare ed illuminare, secondo le quali l’ánthropos va ridotto esclusivamente ad animale, negando in esso la “persona”, ovvero il soggetto della coscienza, capace di scegliere e di assumersi responsabilità. Dico “pseudo-spirituali”, perché esse pretendono di additare la soluzione della separatezza (avidya, l’ignoranza principiale) o della sofferenza (duhkha) nell’omologazione all’informe e non nell’ascesa al Sovraformale. È ovvio che anche l’uomo partecipa della natura animale, ma in lui, come tutte le tradizioni sapienziali hanno sempre sottolineato, è pure presente una scintilla di coscienza-intelligenza, la cui facoltà di discriminare e di scegliere  si traduce nella possibilità di imboccare diverse Vie, tra le quali la più elevata è quella di liberarsi metafisicamente – per mezzo della Conoscenza-Amore – dal giogo del divenire cieco (samsara).
Un adagio degli anni Sessanta recitava: «L’obbligo di produrre aliena la facoltà di creare»; potremmo parafrasarlo nel modo che segue: «L’obbligo di essere buoni, onesti e tutti uguali genera schiavi o mostri». Basta prendere nota delle frequenti stragi che avvengono in USA, Paese considerato araldo della democrazia e del “bene”. Il dramma dell’11 settembre o le stragi che purtroppo devastarono l’Italia non molti anni orsono furono di tutt’altra natura, giacché voluti, direttamente o indirettamente, dal “Principe” di machiavelliana memoria al fine di dominare meglio un popolo terrorizzato e distratto da esche illusorie quali i conflitti tra civiltà, tra la sfera maschile e quella femminile o tra schieramenti politici diversi: “destra”, “sinistra”, ecc..
A mio avviso, dunque, invece di imporre, bisognerebbe educare, ossia indurre maieuticamente nei discenti la comprensione. È assai più vincolante l’intendimento che scaturisce dall’intimo rispetto all’accettazione passiva di dettami esterni. L’educazione autentica insegna ad usare l’intelligenza, ma poi lascia liberi di scegliere. Senza tale libertà l’uomo non vale nulla. Per educare ci vorrebbero tuttavia degli educatori, e cioè delle persone in cui si attuasse la capacità di ammaestrare se stessi secondo le ispirazioni del Lógos, l’intelligenza universale (includente e il personale e il sovrapersonale) che promana dal Centro del Cuore.
Questo è il dramma dell’Era Oscura di cui stiamo vivendo gli ultimi nefasti sussulti: i pochissimi saggi rimasti (ma potremmo anche dire le poche persone intelligenti ed oneste) vivono appartati o, se si espongono, vengono ignorati, derisi o spesso addirittura perseguitati, mentre i vanitosi, gli egoisti, i pavidi prosperano e ricevono premi “prestigiosi”. Utilizzando un’immagine incisiva, la tradizione dell’India sostiene che nel presente Kali-yuga il toro del Dharma (virtù, legge divina, rettitudine, giustizia, fine o senso essenziale) si regge su una zampa sola.
Tornando all’ultima terribile strage americana, a cui è immediatamente seguita la morte di dieci bambine afghane causata dall’esplosione di una mina anti-uomo, desidero riportare un bel messaggio di Rolando Martins indirizzato a “La Voce della Russia”: «L'intera America piange per i bambini uccisi a Newtown da uno squilibrato. Vi sono lunghe file di macchine con gente che porta fiori e accende lumini per loro. Commovente! E particolarmente... commoventi sono state le lacrime di Obama. Ma dove sono i fiori e i lumini per tutti i bambini che i soldati Americani hanno ammazzato in Afghanistan durante le loro irruzioni notturne nelle case, e per tutti quelli che Obama ha ammazzato da lontano con i suoi droni? 
Anche quelli erano bambini belli, buoni, e innocenti, anche quelli avevano dei genitori, anche quelli sorridono nelle loro fotografie... ma per loro Obama non ha mai versato una lacrima. Questo è ciò che nel mondo tanta gente dice, e che i lettori della "Voce della Russia" si aspettavano di leggere!».
Ai bambini dell’Afghanistan si potrebbero aggiungere quelli, numerosissimi, dei Paesi che, dalla fine dell’ultima guerra mondiale ad oggi, sono stati devastati dalla politica neocoloniale di marca occidentale. E non solo occidentale, ovviamente. Quale distesa sconfinata di vittime trucidate dalla stupidità di uomini che osano definirsi “sapiens”!
E dire che tutto parte da dentro, dal conflitto apparentemente insanabile e il più delle volte soffocato che si svolge nel nostro intimo tra l’impulso insano ad affermare l’effimero come supremo valore e la necessità profonda di restituirsi alla Realtà-Coscienza cosmica e metacosmica che ci sostanzia. Riappacificarsi interiormente, voler essere quello che si È realmente e non quello che non si è, ma che ci viene proposto dall’ennesimo pregiudizio-modello esterno o interno, abbracciare la totalità di se stessi ed offrirla al Sole che nulla rifiuta. Ecco, questo è il segreto di Pulcinella. Sta sotto il naso di tutti, lo si sa da sempre, ma pochi vi prestano attenzione.
Il che ci riporta al delfico “conosci te stesso” associato al secondo preziosissimo monito: “nulla di troppo”. Quando gli uomini se ne ricorderanno, stimolati dai frutti disastrosi delle loro scelte, si riorienteranno e l’Era Oscura finirà.

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