mercoledì 21 novembre 2012

La storia del fotovoltaico in Sardegna


Ecco come la politica crea speculazione
di Paolo De Gregorio - 19/11/2012

Il “Fatto quotidiano” pubblica, oggi 18 novembre, una bella inchiesta sui problemi della Sardegna, tra cui spicca la questione del fotovoltaico, che ci rivela la incapacità e ignoranza dei nostri amministratori, che riescono a consegnare a speculatori, affaristi, mafie, un settore che dovrebbe diventare un volano per le piccole e medie imprese.
La questione ha dell’incredibile, e affonda le sue radici in una legge sbagliata denominata “Conto energia”  che con D.M. del 28 luglio 2005, sotto il governo Berlusconi, e non modificato dal successivo governo Prodi in carica dal 2006 al 2008, prevede che a chiunque produca elettricità con energia rinnovabile, ogni kilovattora versato in rete sia pagato tre volte il prezzo che ogni utente paga normalmente in bolletta.

Non bisogna essere delle aquile per immaginare che questa forte incentivazione avrebbe attirato speculatori e mafiosi, come è regolarmente avvenuto, e non era difficile pensare che le concentrazioni di enormi pale eoliche e di campi fotovoltaici avrebbero alterato profondamente il paesaggio.
Sentiamo quello che dice il sindaco di Villasor, Walter Marongiu: “il fotovoltaico in Sardegna funziona così: arriva una multinazionale indiana o cinese, o italiana, compra i terreni, installa le serre con i pannelli per incassare i ricchi incentivi delle rinnovabili, la popolazione locale può solo pagare la bolletta maggiorata e rimanere a vedere che gli incentivi se ne vanno all’estero”. Aggiungo che in queste serre non si produce nulla poiché i tetti opacizzati dai pannelli (importati dall’estero) non permettono una produzione agricola competitiva.
A Milis (sempre in Sardegna) ci sono le serre della Tolo Green, società con capitali cinesi, che ha installato 12 megawatt di potenza su un’area di 42 ettari. Vicino a Milis la Win Sun di Hong Kong sta istallando 80 megawatt su centinaia di ettari in 7 Comuni.
In buona sostanza, siccome questi incentivi li paghiamo noi utenti in bolletta elettrica, e constatiamo che abbiamo la bolletta più cara in Europa, e questi incentivi finiscono all’estero o in mano a speculatori, è ora che si chieda a gran voce alla politica che ha fatto questa legge di merda e fa finta di niente, di abrogarla e farne una seria, utile ai cittadini e alla economia.
Se veramente si volesse aiutare l’economia italiana, ecco quale legge servirebbe per diffondere le rinnovabili senza alterare il territorio e senza attirare la speculazione:
-il Gestore dell’energia eroga a fondo perduto il 50% del costo di un impianto fotovoltaico o eolico per imprese artigiane, industriali, agricole, agrituristiche, per una potenza limitata al consumo di ogni unità produttiva, bolletta elettrica alla mano.
Quindi autosufficienza energetica per l’ossatura portante della nostra economia, quindi maggiore competitività dei nostri prodotti. Quindi fare la scelta strategica di finanziare l’economia reale, evitando le orrende concentrazioni sia di pale eoliche che di pannelli fotovoltaici, diffondendo benessere e iniziativa privata, con il solo vincolo per accedere all’incentivo di usare tecnologia prodotta in Italia.
Questa legge, allegramente utilizzata da speculatori e mafie usando i soldi dei cittadini,  è la prova provata che i malfattori hanno sempre avuto  loro referenti nella politica, sia di destra, che di sinistra, politicanti che, non si scappa, o sono ignoranti incapaci o sono collusi. E sarebbe ora di pensare ad una responsabilità civile dei politici, come questi richiedono per i giudici, affinchè si individuino e si perseguano i responsabili della formazione del nostro debito pubblico (duemila miliardi di euro) che ci ha portato al fallimento.
In un paese serio, dove esiste una opposizione e non l’attuale consociativismo tra destra e sinistra, insieme ai movimenti dei consumatori, si sarebbe dovuto intraprendere una class action per rifiutare di pagare in bolletta questi incentivi e per riformulare la legge sui principi prima suggeriti. E’ ora di farlo!

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