mercoledì 28 novembre 2012

Il Governo di Guernsey e la SUA moneta


L’isola che non c’è: Guernsey

di Stefano Di Francesco, dal blog di Allam
L’isola che non c’è: Guernsey
Esiste un posto al mondo dove la vita ha ancora un valore, dove non si permette al denaro di comperare principi e valori, in cui l’uomo è al centro della società.
Esiste un posto al mondo in cui noi tutti vorremmo abitare, liberi dalle lobby dominanti, non più costretti a subire passivamente che altri decidano  il futuro nostro e dei nostri figli.
Questo posto è una sperduta, ma neppure tanto, isoletta del Canale della Manica, Guernsey che dal 1816 stampa la moneta di cui ha bisogno senza indebitarsi con alcuno.

Un illuminante esempio di Sovranità Monetaria in vigore da 200 anni,che è salita agli onori della cronaca grazie al Prof. Plain della Southern Illinois University, che nel 1994 scrisse a proposito di questa piccola isoletta  “ quando al Governo di Guernsey servono finanziamenti, questo emette semplicemente la moneta di cui ha bisogno.”
La storia ha inizio nel 1816, quando le scogliere frangiflutti dell’isola erano malmesse e le strade ridotte a cumuli di fanghiglia; il debito di Guernsey era di 19.000 sterline, le entrate fiscali erano di 3.000  e di queste quasi 2.400 dovevano essere impiegate per pagare il debito e gli interessi.
La popolazione lasciava l’isola per cercare condizioni di vita migliori altrove.
Il Governo decise di emettere nuove banconote per un controvalore di 6.000 sterline ( circa  il 30% del debito pubblico ), destinandone 4.000 alla riparazione dei frangiflutti.
Nel 1820 furono emesse altre 4.500 sterline (senza interesse, non emisero Gilt!!) e così via negli anni fino a raggiungere la cifra di ben 50.000 sterline emesse complessivamente al 1837.
L’utilizzo primario di dette emissioni fu la costruzione di scuole, college, strade, mercati, chiese.
Il tutto avvenne senza generare inflazione.
Entro il 1958, furono stampate circa 542.000 sterline senza che vi fosse inflazione; cioè l’offerta monetaria aumentò di 25 volte e non produsse alcune spinta inflazionistica, ma  anzi si sviluppò una  economia ricca e fiorente.
La spiegazione di ciò la fornisce J. M. Keynes secondo cui l’incremento di “nuova” moneta non spinge al rialzo i prezzi fintanto che il denaro viene utilizzato per produrre nuovi beni e servizi incrementando così l’offerta.
Ma se la piccola isola di Guernsey può emettere la sua moneta, se la popolazione può finanziare le spese di cui ha bisogno stampando sterline senza  indebitarsi verso la  Bank of England, perché non possiamo farlo anche noi?
Possiamo farlo anche noi, dobbiamo farlo anche noi.
Come efficacemente descritto da Ellen Brown in numerosi suoi saggi, lo Stato deve tornare a stampare la moneta di cui ha bisogno senza emetter più titoli del debito , riappropriandosi di una propria funzione così come lo sono quella legislativa, giurisdizionale ed esecutiva.
Il crollo economico e finanziario che stiamo tutti sperimentando sulla nostra pelle è la fine di un sistema, quello del debito, costruito e basato sulla truffa.
L’immissione nel sistema imprese-famiglie di nuova moneta è l’unica via da poter percorrere per ristabilire una corretta dimensione della domanda aggregata, che dia modo alle imprese produttive di ampliare l’offerta, incrementando produzione, occupazione e  consumi andando così a colmare l’ ”output gap” che invece le politiche scellerate dei Governo Monti sta rovinosamente ampliando.
Nuovo denaro deve essere immesso nell’economia non da banche private per il loro profitto, ma dal Governo nazionale per conto del proprio popolo, investito non per sanare i debiti di banchieri ed hedge funds, ma in servizi produttivi , ricostruzione e manutenzione delle infrastrutture.
Un Governo che riuscisse ad emetter moneta per finanziare funzioni e servizi, potrebbe a giusto titolo reclamare una qualche forma d’imposizione fiscale nei confronti dei cittadini, quale atto di scambio con l’amministrazione. La dimensione del prelievo sarebbe poi proporzionata alla quantità di moneta in circolazione e dei beni realmente prodotti al fine di evitare spinte inflazionistiche e deflazionistiche.
Si deve avere il coraggio di dire che questo sistema economico basato sul debito è arrivato alla fine; l’Euro come unità di conto non sopravvivrà a questa crisi, sia che escano i PIIGS sia che decidano di uscire i paesi filo-germanici.
E’ ormai solo questione di tempo.

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