martedì 16 ottobre 2012

Equitalia perde 73 milioni di Euro


L’Intervista | Librandi: «Sorpresa, Equitalia perde 73 milioni di Euro»

EquitaliaProponiamo un’intervista a Gianfranco Librandi, fatta a pochi giorni dalla sua apparizione a Rai 3, nel corso della trasmissione mattutina “Codice a Barre”, per parlare dei soprusi di Equitalia e dell’iniziativa, promossa da Unione Italiana, di presentare un Esposto alla Procura di Roma. Librandi sarà nella capitale proprio giovedì prossimo, e sono molte le frecce nel suo arco e molte quelle che ha intenzione di lanciare sulla tv pubblica nazionale (appuntamento giovedì 18 ottobre, dalle ore 11.35, NdR).
Dottor Librandi, perché un Esposto proprio contro Equitalia?

«Perché abbiamo voluto raccogliere con i fatti e non solo con vuote parole di solidarietà e di circostanza il grido di dolore che giungeva da molti italiani. Nei mesi scorsi abbiamo assistito a situazioni che non sono degne di un Paese civile: tante famiglie, tante aziende già duramente provate dalla crisi economica hanno ricevuto il colpo di grazia da Equitalia. Per non parlare poi dei tanti imprenditori che sono addirittura arrivati a togliersi la vita. Situazioni insostenibili, impossibile stare con le mani in mano».
Quale sarebbero, secondo Lei, le colpe di Equitalia?
«Credo che la società di riscossione abbia usato gli strumenti che la Legge mette a disposizione con troppa leggerezza, in modo estremamente rigido, senza andare a prendere in considerazione le singole situazioni dei contribuenti, con grande insensibilità. L’attività di Equitalia ha evidenziato gravi carenze nei metodi e negli atti, con frequenti episodi che hanno allarmato e preoccupato l’opinione pubblica, quali l’emissione di migliaia di cartelle pazze, l’iscrizione indiscriminata di ipoteche, la disinvoltura nelle notifiche, l’irregolarità formale delle cartelle emesse, l’omissione dell’indicazione del calcolo degli interessi, l’allungamento dei tempi procedurali con la contestuale decorrenza di interessi ad elevato saggio, pignoramenti di poi dichiarati illegittimi, pignoramenti di beni strumentali con l’impossibilità delle imprese di continuare a lavorare, negazione di rateazioni, modalità esecutive di natura persecutoria e strettamente formale anche per debiti di piccola entità. Il tutto con sanzioni, pene pecuniarie ed interessi a tassi elevatissimi, che arrivano a moltiplicare l’importo originario del debito in poco tempo. Non è cosi che si aiuta il Paese».
I cittadini hanno reagito male a questa situazione, ci sono stati addirittura attentati alle sedi di Equitalia e minacce ai funzionari, che in definitiva fanno il loro lavoro.
«Si è trattato di una dimostrazione – per quanto esasperata e non condivisibile – dello stato di estremo disagio in cui versano i cittadini. Fermo resta che in qualsiasi situazione, anche la peggiore, atti come quelli che Lei ha citato sono inaccettabili».
Equitalia però si limita ad applicare delle leggi: non crede che le colpe vadano ricercate altrove?
«Certamente Equitalia opera in una situazione legislativa fortemente sbilanciata a sfavore del contribuente, situazione che dovrà essere modificata dal Parlamento; nell’ambito di una previsione legislativa esistente, però, ci si può muovere in modi diversi. L’approccio di Equitalia al contribuente è sempre punitivo, spesso anche persecutorio. Manca da parte loro la volontà di collaborare, di spiegare. D’altra parte basta ascoltare le dichiarazione del loro direttore, Attilio Befera: sembra sempre un crociato che sta combattendo una Guerra Santa».
Nel Vostro esposto si parla di lesione di diritti costituzionalmente garantiti…
«Certo. Si pensi, solo per fare un esempio, all’Articolo 4 della Costituzione: “La Repubblica riconosce a tutti i Cittadini il diritto al Lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. L’azione di Equitalia spesso si caratterizza con la sottrazione degli indispensabili beni strumentali per la continuazione dell’attività attraverso fermi amministrativi, ipoteche o pignoramenti, l’imposizione di interessi, aggi e spese di importo elevatissimo, l’attivazione di procedure amministrative e giudiziarie esasperanti per la lunghezza e la complicazione, nonché con l’uso di interpretazioni e prassi in costante odio dei debitori, con la necessità di onerose impugnative davanti all’Autorità giudiziaria, anche per far valere palesi nullità, incongruenze ed errori degli atti di esazione. L’azione di Equitalia, in definitiva, comprime e limita il diritto sancito dalla Costituzione».
Sembra però che, negli ultimi mesi, anche il Governo abbia preso cognizione di questa situazione di grande disagio nei confronti di Equitalia, e stia correndo ai ripari.
«Devo prendere atto che qualcosa si sta muovendo. Nella seduta del 10 gennaio 2012, per esempio, il Senato ha approvato, con il parere favorevole del Governo, quattro mozioni sulla riscossione dei crediti fiscali. Le mozioni impegnano lo stesso Governo a intervenire con riforme sulla struttura di Equitalia e sul modo con cui l’Ente riscossore opera nella rincorsa ai debitori morosi. Il messaggio mi sembra molto chiaro. Con il Decreto Legge numero 16 del 2 marzo 2012 sono state previste condizioni più favorevoli per il contribuente in tema di rateizzazione dei debiti tributari (piani di rientro a rate crescenti negli anni e non costanti), sono stati poi posti dei importi minimi di debito (20 mila euro, rispetto ai precedenti 8 mila) per permettere ad Equitalia di iscrivere ipoteche o dare il via a pignoramenti. Di recente, poi, nel Decreto Legge 95 dello scorso luglio, sulla cosiddetta spending review l’aggio per i ruoli emessi da gennaio 2013 è ridotto di un punto rispetto all’attuale 9 per cento e soprattutto è prevista una futura riduzione di ulteriori 4 punti, a condizione che Equitalia presenti entro il 30 novembre un piano di riduzione dei costi. Mai decisione mi sembrò più opportuna».
Perché dice cosi?
«Ho analizzato con attenzione i bilanci di Equitalia, sia quelli delle principali società che compongono il gruppo (Equitalia Spa, Equitalia Nord Spa, Equitalia Centro Spa, Equitalia Sud Spa) sia il bilancio consolidato. Ho avuto la netta impressione di trovarmi di fronte a società inefficienti e mal gestite, dei carrozzoni pubblici di vecchio stampo. I costi amministrativi e di personale sono altissimi e da soli si mangiano quasi tutto il fatturato, che consiste poi per Equitalia nell’aggio che è addebitato ai contribuenti. Pensate che il costo medio per dipendente del Gruppo è di oltre 70 mila euro pro capite, e addirittura 90 mila euro nella Società capogruppo. Il bilancio consolidato, oltre al resto, ha chiuso l’esercizio 2011 con una perdita di oltre 73 milioni di euro e la Capogruppo Equitalia Spa sta economicamente in piedi grazie ai dividendi che le arrivano da una società del Gruppo. C’è qualcosa che non va».
In questi anni però Equitalia ha recuperato svariati miliardi di euro di tasse e imposte…
«E ci mancherebbe altro, con un esercito di 8 mila dipendenti ed oltre un miliardo di euro di costi! Ho notato però che nel 2011 i recuperi sono diminuiti rispetto all’anno precedente, e il budget fissato dall’azienda non è stato raggiunto. Per di più solo circa il 20 per cento di questi recuperi proviene da “grandi evasori” con cartelle esattoriali da oltre 500 mila euro. Equitalia preferisce mettere sotto la lente di ingrandimento le piccole aziende, gli artigiani, i commercianti già prostrati dalla crisi. Forte con i deboli e deboli con i forti, come dice qualcuno. No, bisogna cambiare le regole e il nostro esposto mira proprio a questo».
Lei non pensa che questa iniziativa contro Equitalia possa essere in qualche modo vista come una difesa di chi evade le tasse?
«No, rigetto nel modo più assoluto questa lettura. Le tasse devono essere pagate, non solo perché ce lo impone la Legge, ma perché questo è innanzitutto un dovere morale di ogni cittadino. Con il nostro esposto stiamo solo cercando di evidenziare che è da modificare il come pagare le tasse. Non accettiamo i metodi di Equitalia, la rigidità della sua azione, l’improntare i rapporti con il contribuente sempre in un’ottica di contrapposizione, di scontro e non di collaborazione, il non considerare che – soprattutto in questo momento di grave crisi economica – esistono anche quelli che io definisco “evasori per sopravvivenza”, che non pagano perché non possono, perché non ce la fanno, perché magari preferiscono – con la poca liquidità a disposizione- retribuire i propri operai o mantenere la famiglia invece che pagare imposte e tasse. Giusto perseguirli, ci mancherebbe altro, ma credo che il trattamento da riservare loro debba essere diverso rispetto al trattamento da riservare a chi il Fisco lo evade per mantenere la villa a Saint Moritz o la barca a Portofino».
Recentemente è stato prorogato di sei mesi, e cioè fino al 30 giugno 2013, il termine entro il quale Equitalia dovrà abbandonare la gestione delle riscossioni dei tributi locali. Come la pensa in merito?
«Se i metodi di Equitalia sono quelli che ben conosciamo, non posso che rammaricarmi. Una gestione dei tributi comunali gestita da società locali sarebbe sicuramente più vicina ai cittadini e alle loro singole e personali esigenze. Per di più i cittadini avrebbero presumibilmente maggiore facilita nel trattare con la società di riscossione, potrebbero avere un funzionario a cui fare riferimento costantemente e non essere sballottati da un ufficio all’altro, come succede spesso con Equitalia. Sotto certi aspetti, però, devo anche dire che una gestione complessiva dei tributi locali da parte di un’unica società potrebbe avere anche dei vantaggi: una società di riscossione è costosa, richiede funzionari esperti e professionalità di alto livello. Sono dei costi fissi enormi che pochi Comuni possono sostenere. Equitalia potrebbe offrire un servizio efficiente sfruttando grandi economie di scala, ma prima dovrebbero cambiare le regole, dovrebbero essere offerte maggiori garanzie ai cittadini e alle imprese. Se Equitalia dovesse lavorare nei Comuni così come sta lavorando a livello nazionale, molto meglio allora le piccole società di riscossione locali, magari meno professionali, ma probabilmente molto più umane».
Nel Vostro sito avete chiesto sostegno per Vostra azione attraverso la compilazione di un form. Che risultati avete avuto?
«Centinaia e centinaia di adesioni, oltre ogni più rosea aspettativa. Da ogni angolo di Italia, da ogni categoria di cittadini. Ci hanno scritto notai e impiegati, professionisti e piccoli imprenditori, disoccupati e commercianti, casalinghe e studenti. Qualcuno ci ha raccontato esperienze personali drammatiche, il suicidio del marito per debiti o il fallimento della propria impresa. Il messaggio che però tutti lanciano era comune: giusto pagare, ma con metodi diversi da quelli illiberali, invasivi e spesso persecutori di Equitalia».

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