attilio Befera fa’ Crollare Imperi (di Maurizio Blondet)
A proposito dell’ottimo pezzo del professor Giuseppe Sandro Mela  “Finalmente una buona notizia! Le tasse non possono superare il 100 per cento”, vorrei portare un precedente storico: nell’impero romano, la esazione fiscale era diventata così efficiente dopo la “riforma” di Diocleziano (imperatore dal dal 284 al 305), da indurre la gente a….smettere  di produrre.  Niente produzione, niente imponibile.

Lo spiega lo scrittore Lattanzio (240-320 dopo Cristo).  Dovunque nell’impero i contadini, per “il peso enorme delle tasse” (enormitas indictionum) fuggivano di casa per non farsi trovaree dagli esattori,   abbandonavano le terre  “e i campi tornavano ad inselvatichirsi”.  Il mezzo di vita di questi disperati diventò il banditismo. Lattanzio,  nato nella provicnia d’Africa (attuale Tunisia e Algeria)  racconta delle bande affamate e feroci di  “circumcelliones”, che si aggiravano nelle campagne,  strappavano i ricchi dalle loro carrozze e rapinavano le loro ville, non tralasciando di incendiare chiese e trucidare preti.  In Gallia, infuriavano i “bagaudi”, che avevano  però anche un programma politico autonomista: dovunque prendevano il potere, abolivano il latifondo. 
In Egitto (il granaio dell’impero) la persecuzione fiscale era particolarmente feroce:  il fisco romano aveva inventato il “sostituto d’imposta”,  in questo senso:  riteneva responsabile delle imposte il maggior proprietario terriero di ogbni villaggio, obbligandolo a farsi esattore e persecutore fiscale dei suoi vicini.  Un certo Antonio   fu uno di questi: era un benestante, aveva ereditato 300 arurae di terreni, contro le 40 arure di un  medio possedimento. costretto a fare l’esattore e farsi odiare dai vicini, Antonio escogitò la sua via di fuga: regalò le sue terre ai vicini (nessuno le avrebbe comprate, l’eccessiva tassazione su di esse le aveva svalorizzate), e diventò eremita nel deserto. E’ passato alla storia come Sant’Antonio Abate. Migliaia di egiziani, come lui perseguitati, lo seguirono:  smettendo di produrre, non potevano essere tassati. Si contentavano di qualche focaccia di segale e di erbe selvatiche, ma ricevevano  anche molte elemosine.
Lo attesta il vescovo e apologista Atanasio: “Molti uomini facoltosi seguirono Antonio nella fuga del deserto, per scaricarvi i pesi della vita”.  Vivevano in estrema povertà, ma almeno “li nessuno veniva tormentato dall’esattore delle tasse”, dice Attanasio .  Ora che il cattolicesimo era la religione ufficiale,  farsi monaco  era – oltretutto -  un modo  lecito per sottrarsi alla leva militare.  La  penuria di legionari  giunse al punto che l’imperatore Valente, nel 375, ordinò una spedizione nel deserto di  Nitria per rastrellarvi  i numerosissimi eremiti, che Valente aveva bollato, col suo gergo militaresco, “banda di lavativi” (ignaviae sectatores), che si sottraevano ai loro doveri verso la comunità (tasse e arruolamento)  “sub specie religionis”, con la scusa della religione.  Tutto ciò per dire che la “efficienza fiscale” di cui si vantano i Befera e i Monti, fece crollare l’impero romano. Figurarsi l’Italia. 
nota di fk: forse c’è qualcosa da imparare da Sant’Antonio Abate, tutto sommato il martirio oggi è produrre, non smettere.