martedì 18 settembre 2012

Il mito degli usurai cannibali: crescita ad ogni costo

Decrescita o disastro, chi parla di crescita è un suicida
di Giorgio Cattaneo - 17/09/2012
Fonte: libreidee 

crescita ko«Cercare di uscire dallcrisi stimolando lcrescita è come cercare di rianimare un moribondo a bastonate, perché lcrescita non è lsoluzione mlcausdellcrisi». Servono robusti anticorpi per difendersi dall’ideologidellcrescita infinitdel Pil. Un virus letale: «E’ l’illusione nefastche il denaro silmisurdi tutte le cose». L’alternativa? «Non è frcrescita e decrescita, mfrdecrescite disastro». LucSalvi, esponente dellfinanza eticitaliana, concordcon Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per lDecrescitFelice: «Siamo immersi nellcrisi fino al collo e le misure che ci vengono imposte per cercare di uscirne (tagli, tasse e sacrifici) non fanno che aggravarla. Infatti il sistemeconomico-finanziario fondato sullcrescita, schiacciato dai debiti pubblici, è entrato definitivamente in crisi e non si intravede vid’uscita».

Come ricavare lavori utili, cioè finalizzatridurre lnostrimprontecologice quindi destinati a rendere il mondo più ospitale, preservandolo per le generazioni future? Facile:attraverso ldecrescitfelice. Ovvero: «Unriduzione mirata, selettive ragionatdegli sprechi, del consumo di materie prime, dell’utilizzo dei combustibili fossili, dellproduzione di rifiuti». Per questo, scrivono Salvi e Pallante, è necessario e urgente cambiare stradper passare dallsocietà dellcrescita infinit(e insostenibile) a quelldelldecrescitfelice, l’unicormai praticabile. «Non abbiamo molto tempo. Dalle nostre scelte di oggi e dalladiffusione del “virus sano e buono delldecrescitfelice” dipende il futuro dei nostri figli e dell’umanità».
Il “virus” delldecrescitin realtà è undifesimmunitaria: talmente alienache, sulle prime, sconcertalmeno metà delle persone che ne vengono acontatto, immerse come sono nellmalattiideologicdellcrescita. E’ lasindrome degli ottusi: «Nei casi più gravi, quelli senzalcunsperanza, lapersoniniziurlare e chiede che l’immondparol“decrescita” sicancellatadal vocabolario, oppure si alzdi scatto e abbandonlsala». Segno di «scarsaintelligenza», il rifiuto delldecrescit«preclude al soggetto lpossibilità diguardare il mondo con occhi nuovi e di vedere che lsoluzione per uscire dallacrisi che tanto lo angustisarebbe a portatdi mano». Inveire contro chi parladi decrescita? «E’ come arrabbiarsi contro chi ti offre un salvagente mentre staiannegando. Vuoi annegare? Allorannega. Mperché vuoi tirare giù con te tutti gli altri?».
Per fortunnon mancl’altrcategoria, quelldei curiosi. «Superato lo “shock” iniziale, si predispongono all’ascolto, aprono il cuore e lmente e si sforzano dicapire di cosstiamo parlando». Dopo il primo impatto, i curiosi subiscono unasortdi mutazione genetice diventano “portatori sani” del “virus buono”, pronti a diffondere il “contagio” dellguarigione. Secondo lteologidellacrescita, aggiungono Pallante e Salvi, i curiosi «diventano dei Maurizio Pallantesoggetti “anti-sociali” perché non si sforzano adeguatamente di far crescere il Pil e si dedicano ad attività strane quali l’autoproduzione dei beni (ad esempio pane, yogurt, frutte verdura) e lo scambio di oggetti o servizi non mediato dal denaro mbasato sul dono o sullareciprocità».
Tradotto: sono persone che «passano più tempo con i figli e gli amici e si prendono curdei genitori anziani, riparano gli oggetti anziché gettarli fri rifiuti e comprarne di nuovi, dedicano meno tempo allproduzione di merci eall’accumulo di denaro». E ancora: «Coltivano l’orto, guardano ltelevisionepoco o niente, preferiscono fare unpasseggiatin montagno un giro in bici». Tutto questo, perché «amano vivere nellnatura, si dedicano alllettura, al volontariato oppure allmeditazione e allcontemplazione». Tutte attività che non fanno crescere il Pil ma, per citare uncelebre frase pronunciatdBob Kennedy nel 1968, «rendono lvitdegndi essere vissuta».

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