martedì 25 settembre 2012

Baraonda Bancaria e conflitto d'interessi


Baraonda Bancaria per "Dagospia"
LUIGI ABETE CON DESIRELUIGI ABETE CON DESIRELUIGI ABETELUIGI ABETE
Che a Luigino Abete di lobby continua piacciano i salotti, i consigli di amministrazione e, in particolare, i direttivi delle grandi associazioni di impresa è questione ormai nota anche a un bambino delle scuole elementari. Nel suo curriculum, in effetti, è più lunga la sezione dedicata ai suoi trascorsi nelle organizzazioni di rappresentanza rispetto al paragrafetto che racconta la sua carriera da imprenditore. Da Confindustria all'Unione industriali di Roma fino ad Assonime, Luigino Abete è un gran salottiere.
Da qualche tempo, poi, siede anche nel comitato esecutivo dell'Abi. E quest'incarico deriva da un'altra stelletta sulla sua giacca. Per chi non lo ricordasse, da una decina d'anni Abete è presidente della Banca nazionale del lavoro. Dopo l'estate dei furbetti del quartierino, la Bnl è passata sotto il cappello francese.
LUIGI ABETE resizeLUIGI ABETE RESIZE
E i cugini di Bnp Paribas - che hanno preso in mano le redini dell'istituto - hanno tuttavia lasciato al suo posto Lugino, tenendolo fisso a libro paga, probabilmente scommettendo più sulle sue doti di lobbista e grande amico della politica che come apprezzato banchiere. Abete non intende mollare quella poltrona e rimarrà lì anche per tutto il 2013, quando il colosso con sede a via Veneto festeggerà il suo centenario.
GIUSEPPE MUSSARIGIUSEPPE MUSSARI
La questione di cui Dagospia, nella sua infinita miseria, è venuta a conoscenza riguarda il comitato di presidenza dell'Abi, appena rinnovato dopo il via libera dei banchieri al secondo mandato biennale di Peppiniello Mussari. I giochi sono stati definiti mercoledì scorso a Milano: oltre ai quattro vicepresidenti, partecipano di diritto alle riunioni ristrette dei top banker alcuni nuovi membri. E tra questi proprio Abete, al quale è stata assegnata una delega specifica: "questioni retail delle grandi banche europee presenti in Italia".
Di fatto si dovrà occupare dei temi relativi ai tassi dei mutui o dei prezzi dei conti correnti bancari, oppure delle norme italiane che regolano il rapporto tra istituti e consumatori. Una mossa che alcuni addetti ai lavori non hanno paura di definire come un "clamoroso autogol". Non solo. "Si tratta di una scelta inopportuna e pericolosa" sussurra a Dagospia un alto esponente del settore secondo cui "è come se la Fiat decidesse di determinare il prezzo delle autovetture e i rapporti con i clienti in un tavolo a cui siedono i rappresentanti di Bmw, Mercedes,Nissan, Peugeot, Toyota e VolksWagen".

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