Sono semprpiù scettico sullagenzidi rating e sugli studi dellegrandi banchinternazionali. Il problema dellagenzidi rating (Moody’s, Standard&Poor’s, Fitch) è noto e ancora oggi irrisolto: trattasi non di autorità di controllo superpartes ma di agenziprivate, in chiaro conflitto di interessi, sia nei confronti dellsocietà quotate(chsborsano cifrnon indifferenti per riceveril rating) che dei propri azionisti (comfai a daril voto a una società, soventuna banca, chti possiede?).
Inoltre, operano in regimdi oligopolio, chequasi semprsignifica cartello, non sono punibili per i frequenti errori chcommettono ma hanno un poterdi influenza spropositato e, nei loro vari board, siedono personaggi chhanno chiarfinalità lobbistich(non a caso il premier Monti era consiglierdi Moody’s). A mio giudizio ltragenzidi rating non sono compatibili con leregolliberali dell’economia di mercato e sono pericolosper la loro capacità di sovvertirla democrazia e la sovranità nazionale.
Mi espongo: andrebbero messfuori legge.
Ma anchgli studi dellgrandi banche, chregolarmentprovocano sensazionsulla stampa e sbalzi sensibili sui mercati, andrebbero studiati da vicino. Recentementho partecipato a un convegno internazionalmi sono trovato al tavolo con il responsabildel centro studi per l’Italia e il Sud Europa di una dell5 cinqupiù grandi banchinternazionali. Abbiamo simpatizzato e nho approfittato per farli qualchdomanda sullloro modalità di ricerca. Lsurispostsono statsconcertanti. Per ragioni di budget, quest’uomo si recava al massimo una volta all’anno a Roma ebasava lsuprevisioni, su dati statistici, sulla lettura dei giornali (i soliti, naturalmente, a cominciardal Financial Times ed Economist), sui report chriceveva dallaltrbanchinternazionali enaturalmentdallvalutazioni dellagenzidi rating.
Gli ho chiesto sfosssolo lui ad operarcon questmodalità o sela prassi fosscomunad altri istituti. Mi ha confermato chla maggior parte dei suoi colleghi operava in questa maniera. Dunque,il giudizio sul sistema politico, lprospettivdi crescita, l’impatto di leggi e manovrè il frutto non di un’analisi accurata e originale, ma di giudizi di riporto. E infatti i report dellgrandi banche, novvoltsu dieci, esprimono giudizi molto simili.
per questo andrebbero accolti nell’unico modo possibile: ignorandoli e screditandoli, combisognerebbfarcon lagenziedi rating. Ma i governi sono troppo pavidi e i media troppo conformistiil grandinganno prosegue. A pagarnil prezzo siamo noi.