di Fabrizio Renna
Strani i fatti cui ci ha abituato la crisi, e l’economia in generale. Materia nata tanto semplice, semplice quasi quanto il baratto, tanto diventata ingarbugliata e di difficile comprensione quando la costruzione si è arricchita di spread e clearing house.

Eppure l’osservazione con gli occhi dell’uomo del baratto a questa selva di tecnicismi, spesso può tornare utile  per porci delle domande, per cercare di capire i titoloni dei quotidiani più quotati, o a volte anche il perché dei trafiletti.
In questi giorni nei nostri tentativi di andare a comprendere i meccanismi che guidano i movimenti a serbatoio  di cornamusa del nostro debito pubblico, ha attirato la nostra attenzione l’ultima (ennesima) asta di titoli di quest’anno, andata in onda sugli schermi delle migliori borse mondiali dal 25 al 28 di giugno.
In particolare nell’emissione prevista per il secondo trimestre dell’anno 2012 il Ministero dell’Economia, sempre e comunque con la “preziosa”, obbligatoria,  ed estremamente costosa intermediazione della Banca d’Italia, ha collocato sul mercato titoli complessivi per 5,423 miliardi di euro, su un range previsto di offerta di 3,75 – 5,5 miliardi. Praticamente è stato venduto sul mercato il 99% circa, del massimo collocabile in previsione.
Andiamo a vedere nello specifico: il Btp giugno 2017 è stato assegnato per 2,5 miliardi, massimo dell’offerta compresa tra 1,75 e 2,5 miliardi, al rendimento del 5,84% dal 5,66% dell’asta di fine maggio. Il bid-to-cover (si tratta della forza della domanda rispetto all’offerta) si è attestato a 1,541 dal precedente 1,395. Il benchmark decennale settembre 2022 è stato invece collocato per 2,923 miliardi su un range di offerta di 2-3 miliardi:rendimento in rialzo al 6,19% dal 6,03% di fine maggio.
Sono stati inoltre collocati  Bot a 6 mesi per 9 miliardi di euro con un rendimento medio che sfiora il 3%, anche in questo caso sui massimi dallo scorso dicembre; il 26 giugno era stato il turno di Ctz e Btpei per complessivi 3,9 mld di euro.
A fare i conti della serva, sono stati collocati, cioè venduti a banche, istituti di credito, e simili, accreditati per operare su tale mercato (Notare bene, non possono essere i cittadini ad acquistare direttamente i titoli)  poco più di 18 miliardi di euro di nuovo debito pubblico,  non male per una nazione che le più accreditate agenzie di rating danno per vicina all’insolvibilità!
Si tratta di un bel  segnale di fiducia  nella nostra laboriosa Italia!
Certo  che gli stessi titoli venduti solamente un anno fa, portavano interessi prossimi al 5,77% (luglio 2011Btp a dieci anni) mentre oggi li collochiamo come visto al 6,13% !
Si dirà che tutto questo è normale, dovuto proprio al calo di fiducia nei confronti degli italici conti; più sfiducia c’è , e maggiore è la necessità di convincere i poveri investitori a comprare il nostro debito.
Così di pari passo con la sfiducia, cresce anche la necessità di fare sacrifici per pagare questo debito, e ,soprattutto, i relativi interessi, oggi come tra dieci, 10  si legga bene, anni.  Fin qui tutto nella norma, lo facciamo per mantenere alto lo standard dei servizi offerti dallo stato e lo stato sociale nel suo complesso.
Ci tocca pagare. D’altronde sappiamo benissimo che queste emissioni di debito pubblico sono programmate, inutile stupirsi. Ce lo dicono le “Linee guida del debito pubblico per l’anno 2012” pubblicate già a novembre del 2011, prima ancora dell’insediamento dell’espertissimo in materia Mario Monti. Peccato però che nelle guide essenziali si enuncino puntualmente date e i criteri di emissione, ma non si faccia riferimento se non di sfuggita, ad alcuna previsione per quanto riguarda L’AMMONTARE delle emissioni. Corretto, saranno le necessità, e soprattutto le condizioni del magico mercato a indicare quanto sul mercato potrà essere emesso.
Quindi ora abbiamo acquisito anche questo, la quantità di titoli emessi viene decisa volta per volta dal Tesoro, quindi di fatto dal governo, teoricamente a guida politica, oggi a guida tecnica..
Un’altra curiosità a questo punto sorge nella mente dell’uomo della strada che in qualche caso è solito farsi domande: va bene, siamo spreconi e dobbiamo contrarre il debito, va bene che lo dobbiamo pagare, noi e i nostri figli, va bene che tutto sommato pare si venda bene, ma almeno questi tecnici che ci governano, stanno provando a ridurre il nostro indebitamento complessivo? I tagli, tra effettuati e annunciati, stanno sortendo i loro effetti ?
Come linea di tendenza sappiamo tutti a memoria che nel 2011 infatti il debito complessivo aveva raggiunto il suo picco  storico :
Anno
Debito Pubblico (milioni di €)
PIL (milioni di €)
2008
1.665.7051.575.144
2009
1.762.7241.519.695
2010
1.841.9121.553.166
2011
1.897.1791.580.220
Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze – Notifica del Deficit e del Debito Pubblico inviata alla Commissione Europea ex Reg. CE 3605/93, così come modificato dal Reg. 479/2009
Per fare un confronto rispetto però alle recenti emissioni, e per valutare quindi l’operato chirurgico e drastico dei tecnici, è necessario però andare giustamente a prendere i dati di questo primo semestre. Ricordiamo che in questo caso, rispetto al picco,  per debito pubblico intendiamo l’indebitamento complessivo dello stato, quindi i dati di cui stiamo parlando ora riguardano l’emissione dei titoli del Tesoro / Stato, + quelli delle amministrazioni locali. Per il debito complessivo disponiamo di cifre totali abbastanza chiare solo per periodo fino al  30/04/2012, poiché  ci affidiamo ad una pubblicazione ufficiale di Banca d’Italia, il Bollettino, ultimo pubblicato il 14 giugno 2012 nel quale si riportano i dati di aprile .
 Operiamo quindi un confronto con i dati  al 30 aprile 2011, quando  l’indebitamento  era pari a:
Passato un anno, passato il governo Berlusconi, il governo del record dell’indebitamento complessivo, ed arrivati i tecnici, al 30 aprile 2012  l’indebitamento complessivo era pari a :
1.948,584 miliardi di euro 
(NOTA BENE: per scettici ed anti complottisti, il sito non è quello di Banca d’Italia, ma basta aprire il link per verificare i dati direttamente sui paper prodotti dall’istituto di Via Nazionale.) 
Bene, cioè male, il debito pubblico complessivo sta crescendo, e per nulla diminuendo!
Motivi per spiegare questo trend, ce ne sarebbero parecchi, ma se volessimo difendere i poveri tecnici, potremmo tranquillamente addurre a loro parziale giustificazione la durata media del debito pubblico italiano, mediamente più alta di altri paesi europei. L’alta durata media dei nostri titoli ci preserva meglio di altri da attacchi speculativi nel breve periodo, al contrario ad esempio della Grecia, ma ci impedisce di portare a termine modifiche sostanziali alla natura del debito, nella parte maggioritaria riguardante i titoli,  in poco tempo.
Possibile, ma almeno apparentemente  dai dati riportati, non siamo neanche vicini  ad una inversione di tendenza; anche perché , c’è un altro dato che potrebbe essere messo vicino a questa continua crescita del debito pubblico complessivo.
Se prendiamo infatti  lo stesso periodo di riferimento, ma prendiamo il solo dato riguardante il circolante dei titoli, ci accorgiamo che siamo passati da una cifra di:
a
Ah ecco! Quindi la tendenza del nostro debito complessivo è in aumento, l’emissione dei titoli che ci espongono continuamente al rischio speculativo cresce, e la durata media dei titoli stessi, elemento, almeno questo, dagli anni ottanta di solidità del nostro debito, diminuisce???
O questi tecnici hanno inventato qualcosa per stabilizzare l’Italia inventando da zero nuove regole economiche di risanamento, o qualcosa non torna.
Ma continuiamo, anche se per l’uomo della strada, o per i nostalgici dell’economia semplice di cui facciamo parte, del baratto direbbe qualcuno facile alla minimizzazione, i numeri cominciano ad essere davvero troppi.
Un ultimo sforzo di curiosità, anche se all’inizio di questo articoletto qualche dato era già emerso.
Che succede degli interessi su questo debito, quelli il cui pagamento , oltre ovviamente al pagamento del valore nominale dei titoli, ci strozza? Gli interessi sui titoli per pagare i quali nel 2011 abbiamo visto volare circa il 4,8% del PIL, con un valore stimato per il 2012 che si aggira intorno al 5,1% ?  Magari sono in discesa?
La risposta pare negativa se analizziamo i dati di previsione (dati 2011)
Nel solo 2010 prima dell’attacco speculativo ai nostri titoli  il costo degli interessi sui titoli di debito era stato di 70 miliardi, parti all’8,8% del’intera spesa pubblica, e al 15,7% delle entrate tributarie.
15,7% delle entrate tributarie, cioè le tasse che noi cittadini, consumatori, lavoratori, imprenditori corrispondiamo allo stato per pagare servizi e stato sociale in genere. Questa è una spesa che a noi uomini della strada, nostalgici del baratto interessa molto.
Ma almeno su questo il governo dei tecnici starà agendo? Vediamo un dato che proviene dall’insospettabile wikipedia, sull’andamento degli interessi sui BOT , che ricordiamolo, sono i titoli a breve termine ( 3,6,12,mesi) che garantiscono quindi quasi immediatamente introiti:
Anno
Rendimento Lordo Semplice
2009
1,137%
2008
3,766%
2007
3,971%
2006
3,696%
2005
2,641%
2004
2,160%
2003
2,301%
2002
2,756%
2001
3,203%
2000
4,639%
1999
3,69%
1998
3,16%
1997
5,29%
1996
6,68%
1995
10,20%
1994
10,31%
1993
8,64%
1992
15,14%
Nel 2009 dopo aver raggiunto livelli estremamente importanti nel 1992, anno funesto ricordato per l’enorme speculazione finanziaria scatenata contro la lira,  i tassi di rendimento, non solo dei BOT sono notevolmente discesi, come la tabella riporta fino al record storico di 1,137%..
Tra l’altro la percentuale di questi titoli rispetto al passato nel computo generale delle emissioni sta aumentando rispetto ai titoli pluriennali, come abbiamo visto dal calo medio della durata complessiva del debito.
E i BTP? I buoni del tesoro pluriennali? Quelli per i quali la rendita è più alta, ma anche estremamente più importante per il nostro futuro, perché gli interessi li pagheremo per i prossimi anni. Vediamo cosa succede.
 Prendiamo ad esempio l’emissione di BTP decennali del 30 aprile 2010 , per cui la richiesta fu superiore 2,82 volte rispetto a quanto messo sul mercato,per un rendimento lordo finale al 4,09%! E nel 2011 ? A febbraio, prima dell’inizio dell’ondata speculativa, i titoli decennali furono emessi con un rendimento pari  al 4,84%.
Poi la situazione esplode, inizia l’attacco speculativo, nessuno ha ancora capito orchestrato da chi, e i tassi di interessi sui titoli esplodono con l’allargarsi della forchetta dello spread nel confronto con i titoli tedeschi. I Btp decennali sfiorano il rendimento lordo del 7% per poi ridiscendere (dicembre), e risalire ancora negli ultimi due mesi, per tornare al 6,19% già visto dell’ultima emissione. Dato comunque superiore in maniera importante rispetto ai due anni precedenti!
Insomma se facciamo mente locale e ricapitoliamo, abbiamo constatato che :
  1. il debito pubblico continua a crescere!
  2. nonostante la c.d. speculazione che attacca i nostri titoli, le emissioni sono in continuo aumento e le aste continuano a registrare il tutto esaurito
  3. oltre  all’emissione dei titoli, aumenta anche il rendimento dei titoli stessi!
Insomma, ORA CHE SIAMO IN CRISI, I NOSTRI TITOLI VALGONO MOLTO PIU’ DI PRIMA PER GLI INVESTITORI (SPECULATORI) CHE GUADAGNO DRENANDO RISORSE DALLA NOSTRA CAPACITà PRODUTTIVA E DAL NOSTRO PATRIMONIO PUBBLICO E PUBBLICO INDUSTRIALE!
I NOSTRI TITOLI, che a sentire le agenzie di rating dovrebbero essere spazzatura o quasi, CON I RENDIMENTI IN AUMENTO sembrano invece tirare DAVVERO PIU’ DI UN …CARRO DI BUOI
Tutto questo è inutile negarlo, ci dà la dimensione esatta di un cappio che si sta stringendo al nostro collo.
Se è vero infatti che il debito pubblico complessivo è costantemente aumentato negli ultimi dieci anni, è d’altra parte evidente che il basso livello dei titoli di interessi non rendeva la situazione drammatica come è oggi, e come sarà nel nostro immediato futuro, costretti a produrre e pagare ancora maggiori tributi al fisco per pagare gli interessi sui debiti emessi.
Questa sarebbe la soluzione magica dei tecnici che ci governano? Emettere maggiore debito? E contemporaneamente tagliare servizi e (s)vendere patrimonio pubblico per pagare gli interessi che salgono? E con quale speranza di ripresa? Quella di aumentare, non si capisce in che modo, il PIL, per avere un migliore rapporto debito/PIL , mentre però il debito complessivo continua a crescere???
Questo forse è troppo anche per l’uomo della strada, che rischia davvero di diventare un nostalgico del baratto.
Perché l’uomo della strada poi finisce per chiedersi, ma fosse che qualcuno da questa situazione ci guadagna??
Più titoli in giro, e con un rendimento più alto!
Non è forse lecito chiedersi  chi compra, chi detiene questo debito? Chi ci sta guadagnando, mentre il popolo, nel complesso, paga?
La risposta la conosciamo tutti ovviamente, il debito lo comprano le banche, gli istituti di credito e quanti abilitati a giocare sul mercato dei titoli, non certo i cittadini, che al limite li ricomprano da questi istituti, e che non ne ricomprano comunque che la metà.
Le banche che hanno ricevuto in prestito dalla BCE denaro all’1%, e con questo denaro hanno comprato titoli i cui rendimenti sono casualmente aumentati grazie alla speculazione.
E la risposta degli stati a guida tecnica, è stata quella di emettere più titoli. La c.d. speculazione sulla bocca di tutti, ma che nessuno ha capito da dove venuta e da chi orchestrata, ha di fatto aumentato di fatto il rendimento dei titoli.
Noi vediamo impotenti lo scattare di questo meccanismo a tagliola, mentre l’ultimo baluardo di rappresentatività rimasto, il parlamento, da sempre colluso a dire la verità con questo sistema finanziario, sta a guardare.
Eppure se nel parlamento un barlume di onestà e volontà di lottare per gli interessi del popolo è rimasta, vorremmo vedere uno scatto d’orgoglio, torniamo a chiedere con forza una commissione di inchiesta sul debito pubblico! Pdl, pd, idv, lega, fli,udc e gruppuscoli vari; a prescindere dalle appartenenze, dateci un segno di vita! “Non programmi dobbiamo creare, ma uomini” diceva qualcuno che ha incantato e continua ad incantare per la sua rettidutine etica centinaia di migliaia di giovani; bene, ora di questi uomini abbiamo bisogno, non di promesse per il futuro o piattaforme di partito.
C’è bisogno di aggregare deputati e senatori che non vogliono vedersi mettere i piedi in testa dai poteri finanziari intorno ad una commissione per studiare davvero a fondo questo meccanismo dell’indebitamento infinito, e bloccarlo prima che sia troppo tardi, prima che il patrimonio pubblico venga definitivamente svenduto, prima che non ci sia rimasto veramente solo che tornare al baratto, prima soprattutto che venga approvato anche dal parlamento italiano il trattato Esm; di fatto nuovo, ennesimo, strumento di indebitamento e di drenaggio di risorse pubbliche ( non risorse dello stato, di fatto risorse nostre!).
Una volta approvato anche il trattato Esm, ed accolti in pieno tutti i principi e gli ordinamenti del controllo attraverso il debito delle nazioni sovrane, anche le prossime elezioni saranno solo una neanche troppo interessante appendice del teatrino della politica europea. Libertà, sovranità, democrazia, saranno parole vuote su cui ragionare solo in astratto, mentre il potere vero sarà senza potere di incisione, in mano ad altri.
Se noi uomini della strada non avremo segnali o anche solo accenni di cambiamento o sfide coraggiose, ci rimarrà soltanto, per quanto eticamente e culturalmente valida,  la solitaria riflessione intellettuale di un Martin Venator, nella prossima, e forse più vicina di quanto sembra, Eumeswil.