giovedì 17 maggio 2012

La Lega Nord chiede di tornare alla lira


Intervista

L’ultima della Lega? Chiede a Monti di tornare alla lira

Marco Sarti, LINKIESTA
L’Italia deve uscire dall’euro? La Lega Nord porta il dibattito in Parlamento. ll vicecapogruppo del Carroccio Maurizio Fugatti spiega: «Monti deve iniziare a studiare un’exit strategy dalla moneta unica. I rischi ci sarebbero, non lo neghiamo. Ma nel medio periodo si prospettano anche vantaggi. Il Paese è pronto per discuterne, i partiti non ancora».




Uscire dall’euro non è più un tabù. Non nei Palazzi della politica, almeno. A sdoganare l’ipotesi di un ritorno alla Lira è la Lega Nord, il primo partito a chiedere al governo di studiare un’exit strategy dalla moneta unica. Uno studio per valutare costi e benefici, e «non trovarsi impreparati come la Grecia se lo scenario economico dovesse peggiorare». Il vicecapogruppo del Carroccio a Montecitorio Maurizio Fugatti - responsabile del partito in commissione Finanze - non nega che tornare alla vecchia valuta potrebbe avere conseguenze pericolose. Specie all’inizio. «Ma nel medio periodo le cose andrebbero meglio». L’obiettivo è quello di aprire un dibattito anche in Italia sulla necessità di uscire dall’euro. «Anche se sono convinto che i partiti della maggioranza - spiega Fugatti - non ci daranno ascolto. Prima che si rendano conto dei rischi che corriamo, il Paese dovrà impoverirsi ancora molto».
Fugatti, cosa chiede la Lega al governo Monti?
Una cosa molto semplice. Il governo deve andare in Europa e impegnarsi per cambiare le politiche di austerità che finora ha avallato. Purtroppo abbiamo molti dubbi. Monti non riuscirà ad imporre la sua voce, perché in Europa chi comanda è la Germania.
Eppure sui temi dalla crescita da ieri il nostro primo ministro ha un alleato in più, François Hollande.
Personalmente ho poca fiducia anche nell’operato del presidente francese. Lo ripeto: al tavolo europeo valgono sempre e solo le direttive tedesche. Per carità. Ben venga se Monti e Hollande riusciranno, per la prima volta nella storia, a convincere i tedeschi a venire meno ai propri interessi.
Altrimenti?
Altrimenti il governo deve iniziare a mettere le mani avanti. A pensare a una seconda opzione. Perché l’effetto domino che rischia di crearsi in Europa non si controlla mica con i decreti Salva Italia. Davanti all’ipotesi di uno scenario grave bisogna valutare seriamente l’eventualità in cui, purtroppo o per fortuna, la nostra moneta debba uscire dall’euro.
E gli italiani secondo lei sarebbero d’accordo?
Guardi che alla gente delle teorie economiche non interessa proprio nulla. In tema di euro la teoria economica che coinvolge i cittadini è una sola: prima dell’avvento della moneta unica si viveva più che decentemente anche con un milione e mezzo di lire al mese. Adesso non bastano mille e duecento euro.
Insomma, lei crede che il Paese sarebbe pronto a seguire la Lega in questa battaglia.
Secondo lei perché in Europa stanno trionfando tutti i partiti contrari all’euro? Agli italiani era stato detto che con la moneta unica saremmo diventati tutti più ricchi. Non se li ricorda nessuno tutti i giornalisti e gli economisti che nei salotti televisivi ci raccontavano quelle storie? “L’euro sarà una moneta forte, l’Europa ne guadagnerà, i tassi di interesse saranno più bassi…” Ecco, quella è l’unica cosa realmente accaduta. Ma da almeno un anno hanno iniziato a crescere anche i tassi di interesse. Non abbiamo più nemmeno quel vantaggio.
E in Parlamento? Se l’ipotesi di uscire dall’euro è così ovvia perché non ne parla nessuno?
Perché questo è un argomento tabù. Ormai chi osa andare contro l’euro finisce al patibolo. Rischia di trovarsi tutti contro: il mondo culturale, quello economico. Gli stessi che in passato ci avevano assicurato che l’euro avrebbe garantito ricchezza per tutti…
La Lega parla spesso per proclami. Tante volte è accusata di fare facile demagogia. Concretamente cosa farà il suo partito per impegnare il governo a studiare l’exit strategy dall’euro?
Certo, non possiamo presentare né disegni di legge né emendamenti. Ma possiamo fare in modo che questo tema venga inserito nella discussione politica. Possiamo sdoganare la questione, aprire un dibattito.
È possibile trovare un’alleanza trasversale, magari con qualche partito della maggioranza?
Oggi no. È troppo presto. Prima che i partiti si rendano conto dei rischi che corriamo la povertà in Italia deve crescere ancora.
Qualcuno potrebbe accusarvi di cercare qualche facile consenso.
La Lega questa posizione non la prende mica oggi. Già negli anni Novanta eravamo convinti che l’Italia non potesse entrare in Europa. Il motivo è semplice: il nostro è un Paese duale, a due velocità. C’è una parte che cresce e una che non ci riesce. Il Nord poteva entrare nell’euro e competere con la Germania, il Sud doveva rimanere con la Lira. Ma non ci hanno ascoltato.
In molti sono convinti che in caso di ritorno alla Lira l’Italia andrebbe incontro a problemi, più che a vantaggi.
L’eventuale uscita dall’euro porterebbe nel breve periodo a una situazione difficile. Questo non lo neghiamo. Ma sono convinto che nel medio periodo ci possano essere elementi positivi. La situazione potrebbe essere simile a quella vissuta nel 1992, quando si svalutò la Lira. Ci furono problemi nel breve periodo, ma le fabbriche rimasero aperte, i nostri imprenditori continuarono a vendere, la disoccupazione non era ai livelli attuali. E non ci si venga a dire che dopo il 1992 l’Italia divenne un Paese povero.
Oggi uscire dall’euro è davvero la chiave?
Non diciamo che questa è la soluzione. Ma sappiamo che non siamo in grado di gestire certe realtà. E allora è necessario ipotizzare anche questi scenari per evitare di trovarci impreparati. Come è accaduto alla Grecia.
Ad Atene ormai sono quasi fuori dall'euro.
In realtà sono già fuori dall’euro.
Anche per loro si aprono scenari positivi nel medio termine?
No, la Grecia è un altro paese. Una realtà che importa molto ed esporta poco. Non ha la nostra industria. Noi siamo diversi.
Quindi per loro le prospettive restano nere. Anche con un ritorno alla dracma. 
Guardi, le prospettive sono poco rosee anche per il nostro Paese. Ma in Grecia il futuro è sicuramente più negativo del nostro.


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