lunedì 19 marzo 2012

Bankenstein: No alla Tobin Tax !


Tobin Tax: Ecofin, stop a tassa sulle transazioni

Ecofin - autore: Il Consiglio dell'Unione europeaStop alla Tobin tax. Ci si aspettava uno scatto in avanti, invece l’Ecofin di oggi ha portato solo un brusco risveglio per chi immaginava la nascita in tempi brevi della tassa sulle transazioni finanziarie.
La presidenza danese annuncia una pausa di riflessione "per elaborare nuove proposte", mentre i paesi membri ribadiscono tutti le loro posizioni. Che vanno dal no della Gran Bretagna alla preferenza dell’Italia per una cooperazione rafforzata.
Il programma dell’Ecofin di oggi recitava: Tobin tax, stato di avanzamento. Chi pensava che questa laconica formula potesse portare qualche novità a sorpresa è rimasto amaramente deluso. Doveva essere solo una chiacchierata per ribadire le posizioni di ciascuno e questo è stato.
Resta inamovibile il fronte della Gran Bretagna. Londra da sola produce buona parte del flusso finanziario dell’Unione europea, quando si parla di azioni, obbligazioni e derivati. Della nuova tassa dovrebbe accollarsi oneri e onori, anche rischiando un possibile calo del suo mercato. Inoltre, ha già un’imposta di bollo sulle azioni: così non sembra intenzionata a rivedere il suo no e lo ha ribadito anche oggi.
Stesso discorso per altri paesi, che in una prima fase sembravano più malleabili ma che si stanno dimostrando ugualmente fermissimi. Parliamo della Svezia, che già negli anni ’80 aveva sperimentato la tassazione e che adesso si oppone alla sua reintroduzione nei suoi confini, visto che all’epoca ebbe un pesantissimo effetto distorsivo. Sulle stesse posizioni Olanda e Repubblica ceca.
E, a questo punto, si comincia a pensare alle alternative. Il ministro delle Finanze tedesco WolfgangShaeuble nel corso della riunione ha avvertito: "Se non raggiungiamo un compromesso sulla Tobin tax durante la presidenza danese dobbiamo vagliare altre ipotesi perché non fare nulla sarebbe un disastro". In effetti, condizioni così favorevoli all’introduzione della tassazione non si sono mai verificate e l’inerzia sarebbe un gravissimo fallimento politico, perché vorrebbe dire "non avere appreso nulla dalla crisi". La Germania si è detta apertamente favorevole a dare all’Unione europea un ruolo di guida internazionale su questo fronte.
Ma il sottosegretario britannico all’Economia Mark Hoban ha gentilmente declinato la richiesta: "Il settore bancario deve pagare una quota equa della crisi, anche in termini di imposizione, ma non con la Tobin tax". E ha fatto l’esempio delle recenti misure britanniche, che hanno aumentato il carico fiscale sulla banche di 2,5 miliardi di euro. Tutti dovrebbero imitare Londra. "Ci sono carenze nei mercati finanziari che vanno regolamentate, ma non con una tassa sulle transazioni, alla quale noi saremo sempre contrari". Gli hanno fatto eco il ministro delle Finanze olandese Jan Kees de Jager  - che ha dichiarato "Ci chiediamo se questo sia il modo più efficiente per regolamentare il settore" - e il suo omologo svedese Anders Bors, che ha avvertito: "Per noi sarebbe molto difficile accettare una misura di questo tipo. Chiediamo se vi sono alternative".
A questo punto, insomma, la questione è a una svolta. O si va avanti senza la Gran Bretagna e i paesi che le sono più vicini, magari cercando qualche forma più morbida di tassazione, come l’imposta di bollo sulle azioni già ipotizzata dalla Francia nelle scorse settimane, oppure si cerca insieme a Londra una strada alternativa per gravare anche le banche dei costi della crisi. Ma le speranze che riaprire una trattativa in questi termini possa portare da qualche parte sono davvero minime.
Consapevole di quanto negativa sarebbe una frenata, il presidente del Consiglio Mario Monti ha velatamente espresso la sua preferenza per l’idea di andare avanti con un blocco ristretto di paesi. L’obiezione secondo la quale sarebbe preferibile una Tobin tax globale, ha detto Monti, è "pertinente ma non è buon motivo per paralizzare le nostre attività".
Il Professore ha portato l’esempio della direttiva sulla tassazione del risparmio che "è entrata in vigore, sicuramente è perfettibile ma c’è, funziona utilmente" e la "mera esistenza della tassa al livello europeo ha comunque incentivato le attività per fare fronte ai paradisi fiscali". Il premier italiano ha quindi invitato a "dar prova di pragmatismo" incoraggiando "progressi graduali, ponderati e pragmatici". La strada dellacooperazione rafforzata, coinvolgendo un drappello di una decina di paesi, dovrebbe insomma essere tenuta attentamente in considerazione.

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