venerdì 24 febbraio 2012

Senza peli sulla lingua

L'editoriale italiano

di Mario Cardinali

Senza peli sulla lingua

La nausea e gli eroi

ico copertina



La nausea. Non quella di Sartre. La nostra, a dover rivedere ancora quelle solite facce, a risentirne ancora le solite parole, a risubirne la soffocante invadenza su giornali e su televisioni.



Il paese va a fondo e loro eccoli lì, inossidabili nelle ghigne di bronzo e nella vacuità delle azioni; delle parole, anzi. Del loro eterno bla bla, dell’io di qui e io di là, del mio partito di sopra e del tuo partito di sotto, dei bisticci fra di loro e delle loro alleanze, dei loro ammicchi e delle loro intese, della loro presunzione che il mondo sia tutto lì, nei loro interessi di casta e di bottega, di poltrona e di partito, di loggia e di cosca e di santificati templi.


Inette e complici nel portare a fondo il paese, la cosiddetta maggioranza e la cosiddetta opposizione si sono prima defilate nel lasciar fare ad altri il lavoro sporco – la macelleria sociale – e ritornano ora a cavalcare l’onda degli scontenti. Che sono tanti, tantissimi, categorie e corporazioni e lobbies ma anche infiniti altri normali cittadini – dai pensionati macellati per primi ai nuovi licenziati, dai vecchi disoccupati alle schiere di giovani senza alcuna prospettiva di lavoro, e via e via e via...


Tutta massa elettorale, per i signori della nausea. La nostra nausea. Che dovremmo nuovamente vincere, tappandoci ancora una volta il naso, col tornare poi a rivotarli, quei signori.


Che lì ci stanno perché ce li mettiamo noi. Anzi non ce li mettiamo nemmen più. Con la legge elettorale “porcata” ci hanno levato anche l’illusione di sceglierli noi, i nostri “rappresentanti”. Son loro a imporsi per rappresentarci e si scelgono fra loro, loro sono il principio e la fine del tutto. Il loro tutto. A non far finire il quale ci ammoniscono severi a non abbandonarci al “qualunquismo”, come loro chiamano lo sgomento di chi non si fida più nemmen del voto.


E l’anatema estremo su chi non vuol più stare al gioco: l’antipolitica, l’accusa di voler buttare all’aria la democrazia.


E te lì con la tua nausea, a non saper nemmeno cosa fare veramente, a tal punto ormai ti dicon tutti – maggioranza ed opposizione – che comandano i mercati, e tutti ormai ragionano di spread e d’indici bancari, d’interessi lordi e di guadagni netti, di rating e di declassamenti, di default e di manodopera cinese. L’essenza della società essendo ormai finita tutta lì.


E ti par d’esser rimasto solo, a sperare ancora in un modello di sviluppo economico e sociale assai diverso dal capitalismo più selvaggio, da un superconsumo a solo motivo di superproduzione, da un mondo di ricchi sempre più arricchiti sulla miseria dei sempre più depauperati.


E soli ci lasceranno anche quando tornerà – sta già tornando – il “bisogno” dell’uomo forte che ci salvi tutti. Com’è già risuccesso nel passato, e fu il fascismo.


Un uomo forte, con gli ”eroi” dintorno. Il mito degli eroi ritornato anch’esso. Il bisogno d’aver qualcuno che contro gl’inetti faccia sentir forte la sua voce. Come il comandante di capitaneria s’è fatto sentire dal comandante della nave abbandonata. “Torni a bordo, cazzo!”. E l’han per questo decretato eroe, come tale incensato da popolo e paese, e s’era trattato soltanto d’un doverosissimo comando. Normalissimo, tant’era doveroso.


Te l’immagini se ci verrà ad urlare i suoi comandi, straordinari questa volta, un nuovo aspirante duce? Non da barzelletta, come ci aveva già provato Berlusconi (o non sta ritornando anche lui?). Un duce che aspiri a divenire tale sull’onda dei tumulti di piazza – il disastro sociale non avendo infine altri sbocchi per i disperati – da sedare con la forza militare.


La forza civile non avendola avuta quelli del solito bla bla.


Mario Cardinali h

Nessun commento:

Posta un commento