giovedì 23 febbraio 2012

L'Europa ha condannato la Grecia alla morte della democrazia


La Grecia è condannata alla recessione a vita, una sorta di carcere all'aperto che i cittadini greci impareranno presto ad odiare. Siccome chi ha prestato i soldi ai greci non si può permettere di mettere a bilancio una perdita pari ai titoli greci acquistati, allora si pretende di costringerli a ripagare il debito a prescindere da quanti soldi hanno effettivamente in tasca e da quanto riusciranno effettivamente a guadagnare.

La cosa assurda è che le direttive impartite dalla BCE alla Grecia non fanno altro che peggiorare la situazione nel senso che a causa delle manovre recessive imposte dall'Unione Europea, i prestiti e gli aiuti erogati finora dalla BCE, diventeranno periodici, in quanto la recessione farà diminuire le entrate tributarie e con esse la capacità della Grecia di rimborsare i prestiti ottenuti, causando quindi una spirale che farà crescere di anno in anno il debito della Grecia fino ad arrivare comunque al default, che sarà tanto più devastante quanti più in là si porterà l'attuale criterio operativo della BCE.

Viceversa se avessero consentito alla Grecia di tornare alla Dracma convertendo il debito pubblico dall'Euro alle Dracme è vero che la Grecia avrebbe avuto una inflazione molto forte, ma comunque avrebbe avuto un'economia dinamica con un riacquisto di competitività in grado di rilanciare il Paese verso lo sviluppo.

Per i Paesi e le banche in possesso di titoli greci avrebbe voluto dire immediatamente avere una perdita dovuta al tasso di cambio, ma successivamente, per i titoli a lunga scadenza un recupero e quindi una perdita sopportabile.

Inoltre con il criterio della BCE la Grecia diventa un Paese che non consuma e quindi diventa un pessimo cliente per gli altri Paesi europei, così come stanno diventando la Spagna e il Portogallo. Se la Spagna, il Portogallo, l'Italia e la Grecia si fermano e non consumano più cosa faranno la Germania e la Francia? A chi venderanno i loro prodotti e i loro servizi?

Esaminando il comportamento dell'Unione europea davanti alla crisi attuale, non sembra vi sia una strategia di lungo periodo, bensì delle azioni scoordinate volte a tamponare nel breve termine singole emergenze, restando nel totale disorientamento per quanto riguarda la strategia da attuare e l'analisi stessa delle cause che hanno scatenato lo squilibrio economico finanziario europeo.

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