domenica 29 gennaio 2012

Tassa sulle transazioni, Bruxelles smentisce Cameron


La Commissione europea ha contestato ieri le argomentazioni avanzate dal primo ministro britannico David Cameron per contrastare il progetto di tassa sulle transazioni finanziarie nell’Ue. Il capo del governo di Londra, parlando al Forum di Davos, ha etichettato infatti l’ipotetica imposta, senza mezze misure, come «una follia sul piano economico». 

Ha parlato di 500 mila posti di lavoro a rischio e di 200 miliardi di prodotto interno lordo minacciati. E per dimostrare la bontà delle proprie ragioni ha citato dati presi da stime della stessa Commissione di Bruxelles.

Anche per questo l’organismo esecutivo dell’Unione si è sentito in dovere di rispondere: «Le cifre citate da Cameron non sono di certo quelle che abbiamo individuato», ha spiegato all’agenzia France-Presse la portavoce del “governo” di Barroso delegata alle questioni fiscali, Emer Traynor. «Se si vuole valutare l’impatto della tassa sulle transazioni finanziarie in modo equilibrato - ha aggiunto - occorre tenere conto dell’impatto sulla crescita e sul lavoro che sarebbe garantito dai nuovi introiti». E tali entrate sono state valutate da Bruxelles in ben 57 miliardi di euro: «Capitali che se saranno ben investiti compenseranno ampiamente l’impatto economico». 

La Traynor ha spiegato infine che in un periodo di austerity la tassa sulle transazioni offre un’alternativa interessante per garantire un flusso di capitali per le casse pubbliche. I governi, in tal modo, potrebbero così chiedere qualche sacrificio in meno ai contribuenti.


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